2.400 metri di dislivello in 100 chilometri all’interno della splendida città di Firenze sono il biglietto da visita della Muretti Madness (letteralmente la follia dei Muri, o meglio, la follia per i Muri), creatura micidiale ideata dal gruppo ciclistico “Cicloidi”.
Chi sono i Cicloidi? Ragazzi come tanti con una predisposizione naturale per l’agonia, la pena, il martirio. A loro non piace la pianura, digeriscono poco gli strappi, apprezzano le salite, ma la loro vera ossessione sono i MURI, sotto il 15% li considerano “pedalabili”, sopra, provocano ad alcuni di loro erezioni importanti. Amano le notturne, amano il pavé, amano le strade bianche, in pratica amano tutto quello che amo anch’io. Ebbene, questi mi stonati hanno offerto l’occasione di poter morire in loro compagnia sulle strade della “Muretti Madness 2015”, io sarò uno di questi, grazie all’invito ricevuto da Michele, compagno di più di una delle mie uscite, Cornizzolo by night su tutte.
Cos’è la Muretti Madness? Un viaggio su due ruote che attraversa uno dei luoghi più belli d’Italia, un tour ciclistico per le strette strade di quest’angolo dell’Italia, un’esperienza totale per gli occhi, ma soprattutto per lo spirito, in sintesi una figata!
Matteo, uno dei fondatori dei Cicloidi, insieme a Roberto, sono il Caveau del gruppo, in pochi conoscono così bene le colline della zona dove scovare i micidiali muri. Come hanno raccontato, questa loro conoscenza si è formata col tempo, accumulata durante gli allenamenti infrasettimanali dove era d’obbligo concentrare il massimo sforzo in pochi chilometri per rientrare ad orari decenti. Gli era capitato di affrontare più salite nella stessa uscita, ma l’idea di disegnarci un circuito di oltre 100 chilometri, con metri di dislivello “a palate”, è arrivata dopo aver frequentato gente spanata come loro, tutti condannati alla sofferenza sui pedali a tutti i costi.
Un anno fa la prima, al via i Cicloidi al gran completo (Matteo, Michele, Arian, Andrea e Roberto) in compagnia di amici, una dozzina di temerari passati alla Storia come i primi Finisseur della Muretti Madness. Quest’anno saremo un po’ di più, grazie al passa-parola ed al lavoro di fino fatto dai Cicloidi nel promuovere l’evento, più condivisione della sofferenza che agonismo tra i ciclisti, mood che sempre più spesso emerge nei raduni a cui partecipo.
Grazie a Michele, che si è offerto di trasportare la mia bici con la sua auto, riesco ad incastrare Muretti e trasferimento tutto in giornata, viaggio a/r con Frecciarossa, trasferimento casa – Stazione in scooter e tratto stazione S.M.Novella – partenza in taxi, tutto pianificato nei minimi particolari. Con me solo uno zaino con il cambio, casco e scarpette.
La sveglia, anche se puntata, non serve, a meno dieci alle cinque mi alzo, ho la testa ancora incriccata sul lavoro, non sono ancora riuscito a staccare la spina dall’ufficio, speriamo passi. Nemmeno mezz’ora sono già in scooter, il tragitto verso la stazione è surreale, in strada incrocio solo metronotte e mignotte, paesaggio metropolitano penso…
Arrivato in Centrale, dopo qualche minuto d’attesa, mi infilo in carrozza con l’intento di rilassarmi e liberare finalmente la mente per gustarmi appieno la Madness, ci manca solo che non riesca a godermela…
8:10 puntuale arrivo a Firenze, raggiungo Michele e Matteo prendendo un taxi, l’idea di cercare una biglietteria ed il Bus non mi sfiora nemmeno, ho poca voglia di sbattermi…
Arrivato da Matteo saluto gli amici e ringrazio i miei ospiti per aver custodito la mia bicicletta ed avermi accolto in casa dandomi la possibilità di infilare le ultime cose, casco, berretto, scarpe, senza dimenticarmi di riempire la mia borraccia di sana acqua fiorentina, dicono che sia magica… Check alla bici, l’amata De Rosa Giro d’Italia, e via in compagnia di Michele verso il punto di ritrovo, lo Stadio comunale Artemio Franchi.
Ci siamo, il momento è arrivato, dal bigino pubblicato sul sito dei Ciclodi si legge chiaramente il divieto di partire a stomaco pieno, se analizziamo anche il simpatico vademecum distribuito ai partecipanti con elencati tutti i 19 muri in ordine di marcia con a fianco una pagella fatta di teschi sulla durezza del segmento, è evidente che qualcosa di più che timore serpeggia tra nel gruppo… oserei dire panico!
VIA! Nemmeno 4 chilometri e scatta il primo muro, Via delle Forbici, media del 15%, strada stretta ma poco trafficata, giusto per rodare da subito la gamba.
Non arriviamo nemmeno al decimo chilometro ed ecco il secondo muro di giornata, definito “Gotto di Vino”, un 5% che si cala come un gotto appunto, antipasto di qualcosa di più impegnativo, la parete per Montebeni. Qui si sputa bava, non sangue, quello uscirà dopo sulla Via della Rosa, tra Compiobbi e Settignano.
Sono sincero, a questo punto sono già in profonda crisi, tra la testa che non vuole mollare la scrivania, e le gambe ancora dolenti dall’uscita di martedì, la voglia di mollare è forte, fortissima. Fortuna che proprio a Settignano i ragazzi “davanti” decidono di fermarsi per una breve sosta, ricompattando il gruppo e concedendo a noi “dietro” di rifiatare qualche minuto. Siamo a 25k dalla partenza, se ci aspettano altri muri come questi, meglio spararsi subito per evitare l’agonia!
Mi si avvicina Michele che ancora una volta mi ringrazia per essere presente…Cavolo, come posso mollare, sarebbe un brutto gesto nei suoi confronti… con tutto il tempo perso da questi ragazzi per mettere insieme un evento simile, arrendermi alle prime difficoltà… aspettiamo almeno le seconde… e poi il prontuario dei teschi parla chiaro, il prossimo 5 stelle sarà a 59k dalla partenza, ho tutto il tempo di accendermi e liberarmi dai pensieri negativi, se poi mollerò, vorrà dire che doveva andare così.
I successivi chilometri ci riportano all’interno della città, tratti in discesa e pianura che facilitano il mio recupero fisico e mentale. Il gruppo è unito, si chiacchiera procedendo regolari in attesa di sgranarsi nuovamente sulle pareti dei muri che si presenteranno da li a breve. I prossimi vengono battezzati strappetti strappi strappini, nulla di così catastrofico, utili a riscaldare la gamba, a detta di qualcuno…
Balatro, Mezzomonte e poi ci siamo, il MOSTRO, Monteripaldi, pendenza massima 24%, media 18%, qui si cammina, sicuro…
La scusa di aver sotto un tradizionale 39 accompagnato da un 29 sulla ruota poco conta, anche se avessi un 32-42 metterei giù il piede comunque, oltre ad avanzare, come già mi è successo a Belsedere, il mio problema è non cappottare! Forse perché alto, forse perché incapace, quando devo scalare pareti di questo calibro, il più delle volte sono costretto a fermarmi per non ritrovarmi schiena a terra ancor prima di mollare per i dolori alle gambe… anche se oggi, ad essere sinceri, mi fermerò perché sento di aver finito la bava, sono certo di aver terminato il sangue, manca solo di sputare l’anima!
Così accade, a poche decine di metri dal GPM, faccio scattare lo scarpino e mi metto a spingere la De Rosa verso la vetta. Non sono deluso, è chiaro che non posso fare altrimenti, se voglio arrivare alla fine, trovo stupido sfasciarmi le gambe con ancora la metà dei chilometri da fare, meglio conservare qualche grammo di ostinata volontà prima di abdicare. Al GPM una gradita sorpresa, un fantastico ristoro organizzato dalle donne dei Cicloidi, Sara e Rachele. Torte fatte in casa, pane sciocco con marmellata, frutta, cioccolata, acqua in quantità per tutti… a proposito, nessuno di noi ha versato un Euro per partecipare, giusto per ricordarlo…
Sui volti di alcuni iniziano ad emergere i segni della fatica, meglio non guardarmi allo specchio, ma sapere di essere a buon punto, aiuta l’animo di tutti a prenderla con un po’ più di vigore, soprattutto per il sottoscritto che voleva girare la bicicletta parecchi chilometri prima. Non sosto molto, preferisco ripartire per non mollare la verve e sfasciarmi subito sulle erte che verranno, via il dente via il dolore!
I successivi due muri non sono impegnativi, segnalati con meno teschi, ma hanno dalla loro il fondo in piastroni con enormi fughe che non aiutano certo la scorrevolezza. Questa ennesima fatica passa quasi subito, anche perché come premio sulla cima del San Miniato si incontra Piazzale Michelangelo, la miglior terrazza per ammirare Firenze dall’alto. Sosta obbligata e autoscatto a fianco della mia fedele compagna d’acciaio, non capita tutti i giorni di pedalare a pochi metri da bellezze simili, immortalare l’evento è un obbligo. Più ci penso e più lo trovo incredibile, ho percorso 65 chilometri e la maggior parte “a vista” della Cattedrale di S.Maria del Fiore e della Torre di Palazzo Vecchio, magnifico tracciato questo MurettiMadness!
Riprendo la bici e mi tuffo sui tornati verso la città bassa, il prossimo muro ha ricevuto quattro teschi, Via del Belvedere, sul fianco delle storiche mura della Città. Sulla discesa incontro i ragazzi della Popolare Ciclistica, compari della BloodyMoon del mese scorso, un gruppo di ragazzi di Bergamo che vivono la bici seguendo una loro personale filosofia, “RIDE DIFFERENT”. Uno di loro è sul ciglio per una foratura, mi fermo per scambiare due parole e con l’occasione, decidiamo di rimanere insieme, io sono munito di traccia GPS, loro sono muniti di forza positiva per accompagnarmi sino alla fine.
Una volta rimontata la ruota e verificato che tutto fosse a posto, ripartiamo e raggiungiamo la base della parete per Torre Belvedere. Subito il rocchetto più agile, e subito a spingere alla bell’e meglio per portare più in alto possibile chiappe e bici senza mettere il piede a terra. Io non sono proprio il massimo dello stile, mentre i ragazzi della Popolare, soprattutto quello che viene chiamato Vertical (Luca), affronta il muro senza dar fondo alle sue energie, sarà questo il motivo del suo soprannome…
Del gruppo fa parte anche una ragazza, Susan, cerbiatto sui pedali se paragonato all’Orso zoppo del CusanoBoys… mi rincuoro guardando le facce dei miei soci, non vedo nessuno che abbia superato gli anni di Cristo… magra consolazione per un quarantatreenne…(non è vero che sono così giovani, ma preferisco crederlo per non deprimermi…)
Superato Belvedere, San Ilario, e San Quirichino, forse uno dei passaggi più spettacolari dopo la vista dal Piazzale Michelangelo, si giunge e San Carlo, l’ultimo ad avere tre teschi prima della mazzata finale per salire verso Fiesole dalla vecchia strada.
Qui per un errore di lettura del Garmin, ci troviamo poco davanti al gruppo dei primi che ha già affrontato i due “muretti” di Careggi e Stibbert. Poco importa, mischiandoci con loro, li seguiamo ed arriviamo davanti a quello che io definirei lo “sturalavandini”, ovvero se hai ancora qualche grammo di energia e di forza di volontà, stai certo che alla fine di questo muro ti avrà ripulito di tutto, compresa l’Anima.
Ci provo a non mettere il piede a terra, è l’ultimo! Ma purtroppo ad un centinaio di metri dalla vetta, con un mezzo sorriso sulle labbra, appoggio il piede e trascino la bici verso la cima, verso la fine del Madness.
Sulla splendida piazza di Fiesole il gruppo dei sadici delle salite si ricompatta ed alza al cielo le borracce in segno di vittoria, ci siamo riusciti, siamo i finisseur della Muretti Madness 2015.
Anche qui le ragazze dei Cicloidi ci fanno trovare qualcosa da mettere sotto i denti, distribuiscono complimenti e ci omaggiano delle borracce personalizzate del loro Gruppo, grazie a tutti, grazie davvero.
Foto di gruppo, abbracci tra i compari d’avventura ma poi inesorabilmente la piazza si svuota dei guerrieri dei muri, facendo emergere la consapevolezza di aver vissuto una giornata speciale, sia per i luoghi dove si è pedalato, sia per la compagnia dei cinquanta ciclisti che ho conosciuto.
Ancora qualche istante ma poi, arrivato davanti alla casa di Matteo, all’improvviso mi risveglio da un sogno, come la sveglia del lunedì, metto da parte la splendida giornata e mi concentro su quello che devo ancora fare, doccia, vestiti, un grande abbraccio a tutti i Cicloidi, poi via, treno, scooter, Cusano, eccomi di nuovo a casa dalla mia banda, giornata splendida, giornata indimenticabile.
Grazie Firenze, grazie Cicloidi, grazie Michele.
Foto: ©MaxBigandrews ©Cicloidi ©Ciclica ©Alithmetic
ciao Max,
sono iDaniele, quello che chiamano Capitano della Pop! Ho letto il tuo pezzo, quello che scrivi è tutto vero, bello, giusto. Tranne una sola piccola e inutile cosetta: dici che i nostri volti erano di gente che ha superato l’età di cristo, ahimè mi tocca smentirti..mi sa che nel gruppo con cui hai pedalato eccezion fatta per Bonne (classe ’87) tutti gli altri Made in the 70s! yo keep riding different!
Ah si…. Davvero?… Allora son messo male sul serio! Complimenti alla Popolare quindi, tiene giovani fuori e dentro! Tks Capitano
ciao Max, io sono @ciclante e di anni oggi ne compio 53!
…un testo bellissimo!!!
ti ci metti pure te… 😉 vabbè, meglio che cambi il testo altrimenti salta fuori che sono il più giovane del plotone! (scherzo Ciclante, grazie per il complimento)
Figata d’idea!!Bravo max e bravi gli organizzatori 😉
Beh, per fare una cosa così bisogna essere in fase up di testa e gambe! Per la prima foto, ci sono i ricambi…
Esatto! Le scarpe avranno ormai una dozzina d’anni, i gommini sul tallone li avrò già cambiati almeno quattro volte, erano nuovi prima di Firenze. Sto’ vizio di camminare…
Pingback: 25 Novembre 2015 – Test de “Il giro del Demonio” | spokes&nipples
Pingback: 15 Ottobre ’16 – La Gran Cartola | spokes&nipples
Pingback: 31 Ottobre ’16 – Muretti Madness | spokes&nipples