31 Ottobre ’16 – Muretti Madness

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Riuscire a proporre qualcosa di più bello rispetto l’edizione dell’anno scorso era quasi impossibile… Quasi… ma i Cicloidi ce l’hanno fatta, il tracciato di quest’anno è la perfezione, il Nirvana.

L’anno scorso, grazie soprattutto all’aiuto di Michele che portò la mia De Rosa con sé, riuscii a prendere il treno prima dell’alba per poter essere al via della Muretti. Concluso il giro, ripresi il Freccia Rossa che nemmeno in due ore mi riportò a Milano. Quest’anno, in concomitanza del ponte di Ognissanti, non farò tutto in un giorno, ma raggiungerò Firenze il venerdì, morirò sui maledetti Muri il sabato, ed in compagnia di moglie e figlio, trascorrerò due giorni a zonzo per la Città dei Medici.

Porto Alfa o Bixxis? Alfa monta una mono 38 con il 40 denti come pignone più agile, Bixxis monta una compact 50/34 con un 29 come ultimo pignone.  L’anno scorso la mia vecchia De Rosa offriva un 39-29 come rapporto più agile, fu un delirio, quest’anno dovrò per forza giocare d’astuzia per portare a casa la pelle. Grazie ad un amico, riesco a procurarmi un secondo gruppo Rival mono-corona  da montare sulla Bixxis in sostituzione del Campagnolo, la guarnitura monta una corona da 42 denti, mentre sul pacco pignoni troverò “l’Hammer” delle ruote libere, un 42 denti come “pacco” più grosso, rapporto uno a uno, una pedalata, un giro di ruota… direi che con questo arsenale venderò cara la pelle … spero…

Ancora una volta abuso dell’immensa disponibilità di Gianni chiedendogli di switccare il gruppo prima della partenza per Firenze.  Con la bici pronta non ho più scuse, quest’anno alla Muretti il piede si metterà a terra solo in caso di infarto!

Quattro ore di permesso, carico bagagli famiglia e bici e qualche minuto prima delle diciassette siamo già in strada direzione Firenze. Il viaggio non è il massimo, interminabili code sulla tangenziale di Milano e mitragliate di stop sul valico appenninico rubano ore preziose al riposo pre-Muretti, la tabella di marcia riportava arrivo per le venti… mancano dieci minuti alle ventitré e sono ancora alla ricerca di un posteggio. Senza più speranze di trovare un buco, decido alla fine di abbandonare l’auto in un Garage vicino il B&B, così da poter correre in camera e calarmi finalmente nei preparativi pre-Muretti. Check bici, gomme, camere d’aria , abbigliamento, casco, gps… tutto pronto, posso andare a dormire.

Sveglia alle sei, dieci minuti alle sette sono già in strada. Sono quattro i chilometri che mi separano dal punto di partenza, facili perché devo solamente costeggiare l’Arno raggiungendo così piazzale Ravenna dove incontrerò gli altri partecipanti al giro. Il passaggio da Ponte Vecchio a quest’ora del mattino regala un atmosfera magica, senza alcun turista, con le botteghe ancora chiuse ed un filo di foschia proveniente dal fiume, sembra di rivivere una scena di Jack lo Squartatore in terra fiorentina. Vorrei scattare qualche foto, ma non so perché preferisco continuare a pedalare e raggiungere gli amici Cicloidi alla partenza.

Sono tra i primi ad arrivare, nemmeno il tempo di guardarmi intorno ed intravedo Giuseppe (padre della Gran Cartola), poi Davide, Giovanni (Mr MVV), Fabio, Marco, Daniele e via via tutti gli altri, saluto gli amici Cicloidi, ringrazio chi sarà di supporto, Roberto e Rachele su tutti, ma poi insieme ai miei compagni di ventura decidiamo di salire in sella e prendere questo Mostro per le corna, si parte!

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Sono 29 i GPM riportati sul “Garibaldi”, pochi indicati di colore chiaro, alcuni di colore rosso,  4 di colore nero, discorso a parte per il Mostro assoluto Monteripaldi, quest’anno inserito a meno cinque chilometri dalla fine, l’orgasmo tantrico per sadici di salite. Per fortuna il carattere usato sul bigino non aiuta a mettere a fuoco cosa ci aspetta, iniziamo dal primo ed andiamo in ordine, altro non possiamo fare!

Nemmeno il tempo di scambiare due battute e siamo già difronte alla prima rampa. Per quanto mi riguarda, i primi strappi sono utili per conoscere meglio il comportamento del mono-corona su pendenze a doppia cifra. Con mia grande sorpresa realizzo che la scelta del rapporto uno a uno corona-pignone non deprime la mia forza d’animo ma la esalta, potrebbe sembrare esagerato, soprattutto per ciclisti dotati di uno spunto in salita “normale”, ma per marcantoni come me, utilizzare rapporti molto più agili aiuta a salvare la gamba e tenere alto il morale.

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Spesso in gruppo, quasi mai isolati, ci diamo una mano sia nel seguire la retta via, che nel darci coraggio per portare la bici al di là dell’ennesimo muro. Da subito ci battezziamo “i Velocisti”, come accade nei giri a tappe, saremo il gruppo che chiuderà la carovana, attenti a non sforare il tempo massimo col minimo sforzo. In realtà il nome sottolinea la rapidità di alcuni di noi nel chiamare la sosta Bar, infatti, a nemmeno venti dalla partenza, il primo a chiamare la sosta sono proprio io. Dopo la salita chiamata “Strettoio”, alla fine di un tratto in discesa dipinto sulle dolci colline a nord di Firenze, intravedo un valido motivo per darci una carica di caffeina prima di affrontare i gemelli in black di Caldine. Nessuno protesta, sintomo che nel gruppo c’è armonia, giusto una manciata di minuti e si ritornerà a pedalare. Calata la prima tazzina di giornata, poco prima di ripartire, veniamo raggiunti da Michele e dal plotone dei Popolare… Baci, abbracci, battute, pacche sulle spalle, la sosta si sta prolungando forse troppo…  Dai ragazzi, dobbiamo andare, Montorsoli prima ed i due Caldine dopo ci aspettano!

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Per fortuna la gamba é ancora sana. Caldine effettivamente merita il voto massimo come cattiveria, ma a questo punto della Muretti non è in grado di annientarci quanto dovrebbe. Siamo uniti, siamo carichi, avanti il prossimo!

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Muretti Madness 2016

Raggiungiamo una prima volta la piazza di Fiesole, dove senza dirlo, scatta la seconda sosta. Qui il caffè viene accompagnato da una fetta di torta. Riprese le bici svoltiamo a destra per seguire una lunga discesa che ci porterà ai piedi di quella che l’anno scorso fu per me la mazzata finale, la Vecchia Fiesolana, breve ma terribilmente in piedi, una vera e propria parete che risale il colle sbucando sul fianco del Seminario Vescovile, lato ovest della piazza.

Scalata la “vecchia” non senza faticare, micro-sosta alla fontana per rabbocco borracce poi giù in picchiata per la strada nuova direzione Settignano, punto di ristoro organizzato dai Cicloidi. Siamo a metà della Muretti, il ristoro sarà un’ulteriore occasione per rifiatare e caricarsi di energia per la seconda parte del giro.

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Al contrario delle prime asperità, da qui in avanti ognuno di noi sale col proprio passo, ci si aspetta poi in cima, non si ha più la forza di rimanere compatti ed affiancati per condividere la fatica, la testa tende sempre più a chinarsi verso il basso per non guardare troppo in là, si smette di chiacchierare con i compagni e si inizia a parlare con se stessi, è importante ora più che mai non essere arroganti con le proprie forze, un fuori giri ora potrebbe segnare il tuo ritiro, si è appesi ad un filo invisibile che sancirà il successo o il fallimento non solo della tua partecipazione alla Muretti, importante ma non fondamentale, ma della tua forza d’animo, della tua determinazione, del tuo carattere.

Con l’esperienza di un veterano del pedale raggiunto il GPM, mi lancio a capofitto sulla discesa, la voglia di pennellare i curvoni, la ricerca della velocità, mi fanno dimenticare il ristoro… bravo pirla… fortuna che ci si doveva aspettare in cima e proseguire compatti…

Finita la libidine dell’alta velocità, con Via delle Rose davanti al mio Garmin, realizzo di aver fatto una cazzata. Guardandomi intorno incrocio lo sguardo di Davide, Fabio, ma di Giovanni e i “Foppa” nessuna traccia, è probabile che loro si siano fermati al “Cicloide Ristoro”, mentre noi qui lo abbiamo saltato in pieno.

Fame! Guardandoci intorno, scorgiamo il passaggio di quella che dovrebbe essere la statale Aretina, qualcosa da mangiare lo troveremo su una statale… Un chiosco! quasi fosse un miraggio nel deserto, appare difronte ai nostri occhi, il menù, appeso sulla fiancata del furgone, è enorme e pieno di proposte… ci siamo salvati stavolta!

Divorato il panino, con il gruppo velocisti ricompattato, riprendiamo il percorso da dove lo abbiamo lasciato, via della Rosa.

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Un po’ legnosi, digestione in corso, un po’ a zig zag, dopo Rosa saliamo Montegirone, per l’esattezza Via del Crocifissalto, segnato in rosso solo per un problema di stampa. A questo punto del percorso, i Cicloidi ci regalano una tregua inserendo un breve ma prezioso tratto pianeggiante per raggiungere l’estremo sud della Città, dove si ritornerà a salire verso la frazione di Quattro Vie, indicata sul vademecum come Bigallo, il quinto settore in nero di giornata. Siamo a 78 chilometri macinati e 32 ancora da fare. La situazione è tragica ma non grave, gli sguardi sono fissi a terra, si cerca con la coda dell’occhio le ruote dei compagni, le traiettorie si incrociano disegnando sull’asfalto veri e propri tornanti su rettilinei infiniti, il Garmin, almeno il mio, smette di registrare perché l’andatura è inferiore al limite minimo dei 5 km/h, infine, tutti rispettano la regola non scritta per queste situazioni, divieto assoluto di guardarsi in faccia, l’espressione di sofferenza del tuo compagno potrebbe esserti fatale, meglio non rischiare!

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Le soste sono sempre più frequenti, non tanto ai Bar come accadeva prima, ma ovunque, delle vere e proprie pause per recuperare gli ultimi barlumi di energia, la Ragione ci ha abbandonato da tempo, è il Cuore che detta il passo ora.

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Gli ultimi muri hanno dallo loro pendenze proibitive concentrate in poche centinaia di metri, la loro posizione, la vista che offrono, ci aiuteranno a non mollare. San Miniato, con il premio la splendida vista da Piazzale Michelangelo, Belvedere, parete di 200 metri a fianco delle vecchie mura della citta, Luigiana, malefica ma al tempo stesso magnifica stradina protetta da interminabili muretti a secco, ed infine il MOSTRO della Madness, Monteripaldi, un chilometro scarso, con punte al 26%. Così come l’Arenberg, anche Monteripaldi ha la sua porta, un benvenuto alla salita impossibile, pura ignoranza in dono ai ciclisti.

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L’anno scorso vinse Lui…

Appena passata la volta in mattoni, il mio Garmin entra in pausa, troppo lento. Al mio fianco Marco, che involontariamente mi impone un ottimo passo per i primi metri del Demone. Più avanti Fabio che negli ultimi chilometri è come rinato e sfoggia una gamba che il resto del gruppo si sogna. Avanti due bici rispetto a noi Davide, il Granatiere di Imola che forte della sua immensa potenza sale il Ripaldi seduto, fidandosi esclusivamente delle sue gambe, dietro di me, credo, Giovanni e Daniele a chiudere. Il 42 42 svolge appieno il suo sporco lavoro, in piedi, con il viso ad una spanna dall’anteriore, riesco con mia grande sorpresa ad avanzare. Sul ciglio recuperiamo tre pischelli della Pop, aggrappati ai freni per non indietreggiare, fermi alla ricerca di una giustificazione al loro fallimento… se vi vedesse Chief…

Per quanto riguarda noi anziani, un secondo prima di mettere il piede a terra, arriva uno “Spiana!” dall’alto dei cieli che ci rinvigorisce e ci fa spingere ancora una volta questo pedale pesantissimo, centimetri rubati ma anche ore di vita consumati in una manciata di secondi … la parte dura è ormai alle spalle, caro mio, mi spiace, ma questo giro l’ho vinto io!

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La fine del tratto duro coincide con una leggera svolta a destra dove si percorre una passerella che premia i vincitori donando alla vista un panorama mozzafiato sulle colline attorno Firenze. Giunto sul culmine ritrovo Fabio, sorridente, Davide, abbastanza provato ma contento, dietro mi raggiungono gli altri compari di oggi, tutti devastati ma soddisfatti, insieme abbiamo fatto una gran bella cosa, abbiamo esorcizzato la Muretti!

Dolce discesa e poi finalmente i piatti vialoni di Firenze, siamo alla fine.

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Al quartier generale di Ciclica troviamo tutti i nostri amici, i ragazzi dello Staff sono a pieno regime per offrirci un buon piatto di pasta accompagnato da un’ottima birra appena spillata. I Cicloidi, oltre ai complimenti, ci regalano gadget offrendoci  la possibilità di ricevere il berretto evento 2016. Molti sono i brevettati al Trittico, finisseur di  Martesana Van Vlaanderen, Coppa Asteria e Muretti Madness, io non sono uno di questi ma poco conta, l’importate è che queste manifestazioni siamo di stimolo non tanto a chi macina decine di migliaia di chilometri l’anno, ma a chi parte mettendo in gioco tutto se stesso senza avere la certezza di uscirne vincente, i miei preferiti.

All’anno prossimo Cicloidi, come detto all’inizio, non era facile superarsi… ci siete riusciti alla Grande!

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Foto: @MaxBigAndrews @Tornanti_cc @Bikescapes
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5 risposte a 31 Ottobre ’16 – Muretti Madness

  1. Spirito Randagio ha detto:

    Bellissimo racconto Max, sembra di averla vissuta!

  2. Giovanni ha detto:

    Spettacolare! In certi punti percepivo le gambe di legno come se fossi ancora là… 😉

  3. Reccapezzato Fabio ha detto:

    Grande racconto poetico di una spettacolare giornata sui pedali!!!! Un piacere leggerlo ed un gran piacere aver condiviso con voi questa avventura!!! Alla prossima !!!!spero presto….boonen della bassa

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