2 Agosto ’15 – Erve

Nessuna crisi d’astinenza in questi 30 giorni lontani da un sellino, tra vacanze, impegni, ma soprattutto la poca voglia, ho preferito godermi questo mese dedicandomi ad altro… ma soprattutto guadagnando un paio di chili “di benessere”, come mi piace chiamarli… amen.

Giovedì scorso, la seconda notte di Luna piena nello stesso mese, evento rarissimo, così dicono, complice una gradevole temperatura ed il nulla osta dei “capi”, sono uscito un paio d’ore seguendo parte del tracciato della MoonAss per i Colli Briantei e, una volta raggiunto Usmate, ho percorso la provinciale in direzione Casatenovo, Monticello, Seregno ed il tradizionale rientro su Cusano con la vecchia Valassina.

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Le buone sensazioni dell’uscita infrasettimanale mi hanno così convinto a disegnare per la domenica un giro che mi portasse ai piedi di una salita per me inedita, la salita di Erve, sopra Calolziocorte. Qualcosa di nuovo, non un classico ma un bel “Centello” su strade inusuali.

Vista la lunga pausa, l’esperienza mi suggerisce di fissare dei traguardi intermedi, dove potrò capire meglio l’evoluzione della mia condizione, evitando così una cotta che in questo periodo proprio non ho voglia di affrontare. Primo traguardo Galbiate, qui si deciderà se proseguire per Erve oppure ridiscendere sul lago di Annone per dimezzare il chilometraggio, rientrando con tutta calma da Erba.

Sveglia alle 4:15 alle 4:45 inizio a pedalare. È ancora buio, un’oretta scarsa prima di vedere le prime luci del giorno… l’aria è più che frizzante grazie soprattutto alle piogge degli ultimi giorni, piogge che oggi non ci saranno visto che una Luna quasi piena ed un cielo stellato preannunciano l’arrivo di una domenica serena senza pericolo di bagnarmi.

Anche se tra Renate e Barzanò sono avvolto dalla nebbia, mi basta risalire le prime rampe per Galbiate per godere di un cielo terso rischiarito dalle prime luci del giorno, sosta in Paese per riempire la borraccia e primo briefing come da programma.

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6:10 del mattino, due calcoli, discesa su Garlate, salita a Erve, rientro sulla direttissima Merate Arcore Monza, dovrei chiudere al massimo per le 9:30… si può fare! In più le gambe sembrano girare bene, cosa altro vuoi?!

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Via! Infilo la discesa per Garlate, sempre scassata, e dopo un paio di chilometri mi trovo già sulla sponda orientale dell’Adda, dove parte la salita per Erve. Sono 5 chilometri al 7% scarso, i primi 3 a cavallo del 6% e gli ultimi 2 al 7,5% ottimo per gente alta come me.

Il ritmo è subito regolare, non ho nemmeno bisogno di usare il rocchetto più agile, e questo nel mio dizionario vuol dire gamba che gira e pendenze “umane”.

Il paesaggio non è niente male, si apprezza la valle dell’Adda con il lago di Garlate nel centro della piana. Così sino al bivio per Carenno, circa a metà salita, dove, per raggiungere Erve, si entra in una gola, o meglio canyon, la Val San Martino, che ci accompagna sino alle porte del Paese. La figata vera inizia proprio qui, in questi ultimi metri di ascesa, dove la strada è letteralmente aggrappata alla parete rocciosa, un enorme grondaia di catrame che i visionari di queste terre hanno sognato e realizzato scalfendo la dura pelle della montagna, ostinati a realizzare una via di comunicazione che altrimenti sarebbe stato impossibile, bisogna vederla con i propri occhi per apprezzarne la pazzia!

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Con la vista sulla gola, e le pareti rocciose che di tanto in tanto sembrano tuffarsi sulla strada, si raggiuge senza troppo penare il paesino di Erve, a 560 metri sul livello del mare, alle pendici del massiccio del Resegone.

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La via principale, che corre sul fianco del torrente Galavesa, ricca di piccoli ponti per collegate le case affacciate su entrambi i lati, termina nel punto più profondo della valle dove partono poi sentieri mulattiere e ferrate per risalire il Monte o per recuperare le valli vicine, i  Piani d’Ernia o il comune di Morterone sul versante opposto.

Per quanto mi riguarda qui mi fermo, riempio la borraccia, recupero dalla spazzatura un giornale per ripararmi dal freddo e visto che ancora tutti dormono, e non vedo Bar aperti, ridiscendo subito verso valle.

Al bivio per Carenno, grazie alle preziose indicazioni di una passante, devio a sinistra seguendo le indicazioni per Lorentino, Monte Marenzo ed infine Cisano B.sco, un percorso mezza costa poco battuto, valida alternativa alla banale fondo valle tra Lecco e Calco ed alla parallela Favirano-Caprino B.sco.

A Cisano, con i primi segni della fatica nelle gambe, seguo le indicazioni per Calco-Merate, da dove, volutamente e senza vergogna, decido di rientrare verso casa per la via più facile e diretta, ignorando totalmente le valide e piacevoli alternative, un mese di stop si sente… Sarà per la prossima, anche con Carenno.

Dopo un pit-stop borraccia al Parco di Monza, un quarto d’ora dopo le 9 sono davanti al cancello di casa, con 101 chilometri percorsi e poco più di 1000mt di dislivello fatti, bel giro, gambe dure ma senza crampi, e questo è già qualcosa…

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