Passo Spluga, 2.114 metri sul livello del mare, più o meno 30k di salita da Chiavenna, punto di partenza ufficiale per la scalata, 1780 mds ma con molti punti di rifiato e pendenze mai cattive da spezzare fiato e gambe. Questa è la sua carta d’identità.
Il momento ideale per scalare uno tra i passi alpini più spettacolari dal punto di vista paesaggistico è proprio in questo periodo, in primavera, per godersi al massimo il risveglio della natura che si fa strada tra le ultime resistenze dell’inverno, con le ultime sacche di neve che non vogliono lasciare il passo ai colori dell’alta montagna.
L’idea malsana questa volta è venuta a me. Era in programma un avvicinamento in treno a Lecco per poi scalare in serie Resinelli (finalmente), Culmine San Pietro (inedito), e passo Agueglio – Esino (conosciuto). Ancora Valsassina… poi mi sono detto: se già devo sbattermi con il trasferimento in treno, perché non alzare la posta in gioco?
Guardando la linea che avrei dovuto prendere per arrivare a Lecco, con partenza da Monza, mi è saltato subito all’occhio che la stessa proseguiva per tutto il fianco del Lago sino a raggiungere Tirano. Il cuore della Valtellina era forse troppo per rimanere nei tempi, ma qualcosa di intermedio poteva anche starci.
È qui che è emersa la soluzione Spluga. Inedito, Chiavenna ad un’ora di treno da Lecco, ideale il periodo, affascinante la sfida dei 30k di salita e 1800msd, oltretutto over 2000, basta per dire alla Valsassina “See you later” e gridare allo Splugen “Nice to meet you”.
Convinto e deciso ad andarci anche solo, giro comunque l’invito ai soliti noti. Franco è costretto a passare per forza maggiore, mentre Giovanni, prima è titubante, ma poi decide di aggregarsi in compagnia di un vicino di casa, anch’egli pedalatore, Francesco.
Appuntamento alla stazione di Chiavenna per le 9:00 del mattino. Per quanto mi riguarda dovrò prendere il treno espresso da Monza alle 6:32 e cambiare per il locale direzione Chiavenna a Colico, mentre per Giovanni e Francesco, l’avvicinamento avverrà in auto passando dalla Val d’Intelvi e percorrendo tutto il lato occidentale del lago di Como.
A parte un disguido con le coincidenze dei treni, riesco comunque ad arrivare a Chiavenna 10 minuti dopo le 9. Ad attendermi trovo già Giovanni e Francesco, caricati a molla per la sfida e per la fortuna di avere sopra le teste un cielo splendido, contro ogni previsioni meteo.
Cafferino, due chiacchiere e via, raggiungiamo il cartello di inizio Passo.
L’intenzione è salire cauti, rimanere possibilmente in gruppo, e fermarsi ogni tanto per le foto.
Partire a freddo e subito affrontare le prime rampe non è certo il massimo, tutti e tre ci troviamo in leggera difficoltà pur con un passo decisamente lento. È forse meglio accelerare per rompere subito il fiato e risvegliare con energia le gambe ancora addormentate, mi dico, ma il timore di andare subito fuori giri con tutta la salita da fare mi spaventa parecchio e mi convince di stare buono dietro le ruote di Giovanni.
Un’idea di massima me l’ero fatta leggendo l’altimetria della salita, non ci saranno tratti impossibili, i primi 10k sino a Campodolcino sono abbastanza facili, il tratto centrale che porta ai “cavatappi” sino al bivio per Madesino è forse il tratto che pretende più attenzione insieme agli ultimi 3 chilometri dopo Montespluga che alzano leggermente il tiro grazie all’altitudine che svuoterà il fiato prima del meritato GPM.
Si sale tutti insieme, anche se man mano che la strada scorre, mi accorgo che il mio passo è leggermente troppo per Francesco, attualmente fuori forma, ma con un palmares di tutto rispetto, Mont Ventoux su tutti. Questo mi fa stare tranquillo, sono certo che saprà gestire al meglio la sua salita, infatti anche per questo preferisco mantenere il mio passo inserendo brevi soste per ricompattare il gruppo. Giovanni in queste prime fasi fa da spola tra me e lui, non ha un vero e proprio passo, ha più una pedalata istintiva, ora ho la gamba, spingo, ora ho il fiatone, rallento…. Un artista delle due ruote… cosa che gli invidio, è forse il modo migliore per viverla con più cuore e meno testa…
Si arriva così al Lago di Prestone, appena prima della spiana di Campodolcino, il primo terzo è andato.
Qui pedaliamo per un paio di chilometri in piano, anche con tratti in discesa, l’ideale per ricaricarci il giusto prima di affrontare gli spettacolari “cavatappi” di tornanti aggrappati al costone della roccia che ci porta al bivio per Madesimo. Questo tratto lo reputo, a mio modo di vedere, l’essenza dello Spluga. È incredibile come questa strada sia stata tra le più importati vie di collegamento tra Italia e resto d’Europa sino a qualche decennio fa, ed ancora più incredibile il fatto che questi 10 tornanti erano affrontati da qualsiasi tipo di autocarro creando, immagino, non pochi problemi di viabilità sia sui tornanti che nelle strette gallerie. Solo negli ultimi anni è stata aperta una variate per i mezzi pesanti che bypassa l’intero tratto del “cavatappi”. Noi chiaramente si sale per la vecchia strada, l’originale.
Silenzio ed ammirazione, siamo dentro, lo stiamo vivendo…
Incutono timore da sotto… sono una libidine affrontarli… non vorresti che finissero così in fretta…
“Ci vediamo dopo, prima faccio un salto al GPM poi torno…”
Passata questa fase mistica, davvero mistica, dobbiamo salire ancora qualche centinaio di metri prima di arrivare al bivio per Madesimo. Qui ci aspettiamo e una volta pronti a ripartire, ognuno riprende il suo ritmo di pedalata. Mancano ancora 12 chilometri alla vetta, con circa 8 di salita e 4 di lungo lago (diga Spluga).
D’ora in poi nessuna tregua aspettando Giovanni e Francesco. Il motivo è semplice, superato il tratto di tornanti e gallerie la strada oltrepassa la stretta gola, esponendoci alle gelide correnti provenienti dal passo, venti che a queste altitudini possono giocare brutti scherzi se non si è coperti a dovere una volta fermi, quindi meglio non sostare per raffreddarsi inutilmente.
Tutto questo però si traduce nel pedalare su un segmento parecchio lungo …. Bene, siamo qui anche per soffrire…
L’ormai abbandonata casa cantonale della S.S.36 e la vista dell’imponente muro della diga Spluga mi ricaricano per rilanciare la bici sino a raggiungere il fianco del lago. Qui pedalo sul tratto di falsopiano che costeggia il bacino, lanciandomi nel cuore di questo anfiteatro di montagne che protegge il piccolo borgo di Montespluga, ultimo avamposto italiano prima dell’erta finale verso il valico italo/svizzero.
Inizio a sorridere, è fatta, ancora un paio di tornanti e finalmente un over 2000 me lo metto in saccoccia! Non si tratta certo del primo over, ma è parecchio che non pedalavo su montagne vere, sulle Alpi.
Ultimo chilometro, l’altitudine si sente, ma la consapevolezza di essere a pochi metri dal GPM cancella qualsiasi sensazione negativa ed esalta il momento nel migliore dei modi.
Bandiera tricolore eccoti! GPM conquistato!
2 ore 40 minuti. Come previsto.
Foto, sorso dalla borraccia, prendo immediatamente mantella e smanicato per coprirmi bene, evito i gambali, non servono e poi, visto il sole, magari oggi riesco a farmi finalmente il segno dei pantaloncini come un vero ciclista.
Non passa molto tempo e vedo arrivare sia Giovanni che Francesco, entrambi con mezzo sorriso da una parte e mezza smorfia dall’altra.
Qualche foto, un paio di messaggi e decidiamo di ridiscendere a Montespluga per mettere qualcosa sotto i denti, è ora di pranzare come si deve!
Purtroppo dobbiamo scendere, io ho il treno che mi aspetta, Francesco e Giovanni la lunga e noiosa strada verso casa…
30 chilometri di discesa non sono proprio uno scherzo, anche se affrontati ad andatura turistica.
Qualche pit-stop per immortalare nuovamente i tratti più suggestivi, alle 15:00 scarse siamo di nuovo a Chiavenna. Caldo, traffico, caos…. Bentornati sulla Terra.
Evito di raccontare l’avventura del rientro, macchierebbe questa splendida giornata vissuta in Paradiso.
Arrivederci a presto, la prossima volta caro Spluga sarai “pedalato” anche dal versante svizzero, quella serie di tornanti che si incontrato verso la cima stuzzicano notevolmente la mia fantasia… tornanti svizzeri, tutti lunghi uguali come fossero gemelli!
Ottimo! Bravi! W le Alpi, W la montagna!