Nella notte tra il 10 e 11 Agosto volevo percorrere il “Ring di Valcava”, partenza da Parè di Valmadrera, Calolziocorte, attacco al Valico di Valcava discesa verso le valli bergamasche, Selino, Berbenno, direzione nord verso Gerosa, per poi entrare in Val Taleggio e tramite il Culmine di San Pietro scollinare in Valsassina e ridiscendere a Lecco poi Parè. Il tutto nella notte dedicata alle stelle cadenti, un giro di circa 105 km con 2800 mds, un cerchio, da qui il nome Ring.
Sondando il terreno tra i consueti compagni d’avventura però, non ho trovato molti soci disposti a seguirmi, chi in vacanza, chi per altri impegni, Raduno Nazionale Randonneur a San Gimignano su tutti, ho preferito quindi optare per un Piano B.
La Valcava sempre come obbiettivo principale, il percorso veniva modificato in andata da casa al Valico, e ritorno dal Valico a casa, senza trasferimento in auto a Parè, e senza continuare, dopo Valcava, in direzione Selino, una direttissima a/r, per questo il nome “Stick”. Il chilometraggio totale lievitava a 120 km, con un dislivello da affrontare di 1600 mds scarsi, un giusto compromesso piuttosto che annullare totalmente l’uscita.
Stima dei tempi di percorrenza:
47 km all’inizio della Valcava, con salita al Monticello di Brianza, sali scendi sulla statale che percorre la Valle del Curone sino a Merate, ed l’ultimo tratto sulla statale che porta verso Lecco, possono essere percorsi in circa 1 ora e 40 minuti.
Per la sola salita, circa 13 km, con pendenze medie tra il 7 ed 8 percento, con gli ultimi interminabili 2 km oltre il 12%, ho stimato un tempo di circa 1h e 30min.
Sosta, foto di rito, colazione sulla strada del rientro, altri 25/30 minuti.
Dal Valico a casa, circa 60 km in 2 ore e mezza si possono fare.
Totale 6 ore casa/casa.
Se il rientro a casa non deve superare le 9:00 – 9:15, il calcolo è presto fatto, partenza alle 3:15.
Con le ultime uscite, l’opinione sulla mia condizione fisica è migliorata, sono certo che non avrò problemi a conquistare Valcava, ma sono anche abbastanza sicuro che sulla strada del ritorno potrò avere un calo fisico, consapevole che il fondo quest’anno non è certo quello di qualche stagione fa.
Pronti via, puntuale alle 3:15 esco dal box.
Se domenica scorsa il traffico era pressoché assente, in questo 11 agosto ho percorso parecchi chilometri senza incrociare nessuno, anche di “paninari” notturni non ne ho trovati, fatta eccezione del chiosco stazionato sul cavalcavia della superstrada MI-LC tra Seregno e Carate.
Superata la prima salitella di Monticello di Brianza, la lunga strada che mi porta a Merate è totalmente priva di illuminazione, al contrario delle strade percorse nelle mie precedenti notturne dove, bene o male, erano coperte dai lampioni sui lati delle strade, qui per lunghi tratti l’unica fonte di luce proviene dal faretto montato sul mio manubrio.
La guida in notturna in queste condizioni richiede ovviamente più attenzione ma, se supportati da accessori di una certa qualità, la propria incolumità non è mai portata ai limiti della sicuezza. Il faro che utilizzo, un Cateye da oltre 1200 candlepower (candele), ha una luminosità paragonabile ad un fascio luce prodotto da una motocicletta, arrivando a profondità ben superiori ai 20 mt.
Sul posteriore, tra luci intermittenti e strisce catarifrangenti, la mia sagoma è visibile già a centinaia di metri, quasi fossi un albero di Natale su due ruote, ma fuori stagione però!Raggiunto il grosso incrocio a Merate, prendo la statale in direzione Lecco. Qui il traffico è più intenso, ma con l’illuminazione pubblica dei vari Paesi che attraverso, le auto sono ancor più facilitate nel notarmi sul bordo strada, nessun pericolo.
Arrivo a Calolziocorte attraversando un maestoso ponte sul fiume Adda, ancora pochi metri ed inizia la festa.
Le 5:05, azzero il parziale del computerino per cronometrare la scalata, perfettamente in orario come da tabella di marcia.
La salita
Si lascia Calolziocorte risalendo il versante ad est dell’Adda, entrando poi nella piccola conca che collega la provincia di Lecco a quella di Bergamo. Qui, nella frazione di San Gottardo, si devia a sinistra, seguendo le indicazioni per Torre de Busi.
Le pendenze da subito sono già tra il 7 ed il 10% costanti, non troppo cattive per dar fastidio, ma pur sempre importanti.
Questo tronco di strada, prima di arrivare a Torre, sembra un mix tra il primo tratto dell’Alpe del Vicerè e l’ultimo tratto del Cornizzolo, strada stretta, immersa in una fitta vegetazione, piacevole da percorre soprattutto se si pensa a quello che arriverà più avanti… godiamocela fin che si può.
Alzando gli occhi verso l’alto, le enormi antenne televisive troneggiano dal Culmine, ancora più inquietanti a quest’ora del mattino perché illuminate da luci rosse fuoco che le trasformano in enormi mostri meccanici… mo’ arrivo e facciamo i conti…
Dal monumento di Torre dedicato ai Suoi caduti nelle due Grandi Guerre, la strada non cambia tema, costante e persistente tra il 7 ed il 10% di pendenza.
Si arriva alla frazione di San Marco, dove un’enorme Chiesa in pietra mi accoglie sul piazzale. Da qui inizia l’ultimo tratto, dai 600 s.l.m. di San Marco ai 1347 s.l.m. del Valico, 750 mds in circa 7 km e mezzo, un 10% di pendenza in linea teorica, ma sappiamo tutti che non sarà così….
I primi 3 km e 200 mt sono l’antipasto, costanti tra il 7 ed il 10% di pendenza, a questo punto però si incontra un innocuo cartello con limite di velocità a 30 km/h, magari penso …. Peccato che sopra questo, un secondo cartello ci preannuncia tratti di strada con pendenze al 18%! Bene, eccoci arrivati alla “vera” Valcava!
Curva sulla destra e si inizia a ballare…
La leggenda narra che in un Giro di Lombardia della fine degli anni ’80, molti professionisti misero il piede a terra per le pendenze impossibili di questo ultimo tratto. Fare i nomi oggi è inutile, ma sicuramente questo episodio arricchisce ancor di più la brutale reputazione della salita al Valico di Valcava.
Sono 300 mt bastardi, come spesso accade su pendenze di questo genere, sono costretto a pedalare in punta estrema di sella spingendo con il manubrio verso terra, per evitare il ribaltamento della bici.
Al tornante si rifiata, ma le pendenze calano di pochissimo, comunque sempre sopra il 12%. A mio parere il tratto più infame di questo ultimo tronco si trova alle porte del paese Valcava, un rettilineo di circa 300 mt che morde le gambe ancor più del primo tratto di inizio “ballo”. Qui ho dato tutto quello che avevo, dimenticando il controllo di soglia, abbandonando qualsiasi velleità di stile, ho spinto sui pedali come non mai, barcollando un poco ma senza mollare, era impensabile mollare proprio adesso che mancano poche centinaia di metri dalla cima, a poche centinaia di mentri dal GPM !
… Proprio a poche centinaia di metri dal GPM non era proprio esatto, ancora un chilometro da fare, ma la consapevolezza che i “mostri meccanici” sono nascosti dietro quell’ultima curva con quel maledetto cartello del Valico, mi dà la spinta per sprintare sino in cima, gambe dure, cuore al massimo ma ci sono, Valcava battezzata !
Il Sole di primo mattino spunta dal versate est della montagna, augurandomi una buona domenica.
Foto di rito e ridiscendo subito, una mantellina antivento questa volta ci voleva proprio.
Poco prima del fondo valle trovo un Bar aperto, colazione e via verso casa.
A poche centinaia di metri da Calolziocorte incrocio il primo ciclista intento a salire verso il Valico… Se in ritardo amico! Il primo oggi sono IO!!!
La strada, come detto, è la stessa dell’andata, arrivo a Merate e devio a destra in direzione Missaglia.
Le gambe iniziano a farsi sentire, ma il successo di questa ultima notturna mi fa dimenticare la stanchezza, spingendomi sino a casa in perfetto orario.
Alle 9:15, dopo 6 ore in bici, sono arrivato.
Il mio Polar riporta un totale di 124 km con una media effettiva di 21.8 km/h, le kcalorie bruciate sono impressionanti, mi conviene mettere subito qualcosa sotto i denti.
Salgo in casa e Giusy con Stefano sono già pronti per andare alla Fattoria degli animali, inizia un’altra Domenica!
Notturne
Con questa ultima uscita, credo di aver chiuso un piccolo ciclo, un brevetto, le salite più prestigiose e più dure delle mie zone le ho affrontate tutte, giusto un Como-Brunate ed un Cernobbio-Monte Bisbino mancherebbero per completare l’Opera… ci penseremo a settembre, per ora mi concedo una breve pausa , un po’ di trekking in montagna e qualche gita fuori porta.
L’ultima cosa che mi sento di scrivere è un invito a tutti gli appassionati delle due ruote:
– Almeno una volta, prova a pedalare sotto le Stelle, poi mi dirai….
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