All’incirca un anno fa raggiungevo la cima del Passo Spluga in compagnia di Giovanni e dell’amico Francesco. Fu una giornata particolare, tempo trascorso in ottima compagnia in una delle location più suggestive della Lombardia. Ancora oggi ho vivo il ricordo di quel piatto di pizzoccheri ricevuti come premio dopo la faticata nel raggiungere la vetta.
Quest’anno vorrei alzare l’asticella, non fermarmi ai 2.113 metri del GPM, ma scendere in Svizzera e percorre un anello affrontando AlbulaPass, più sicuro e suggestivo rispetto allo Julier, attraversare l’Engadina, e raggiungere Chiavenna discendendo il MalojaPass.
Dopo essermi confrontato con Chief, mio alfiere all’Asteria private-edition, finesseur dello stesso ring giusto qualche giorno fa pedalando i 190 chilometri con 4.000 metri di dislivello in poco più di 10 ore, mi sono convinto, e mi ha convinto, che non è del tutto fuori dalla mia portata… è un azzardo, ma se solo riuscissi ad anticipare di molto la partenza, a gestire ogni singolo tratto con la giusta esperienza, potrei pensare di chiudere il giro tra le 13 e le 15 ore, prima che la luce mi abbandoni e le tenebre prendano il sopravvento.
Deciso! giorno di ferie, sveglia alle 4:00! devo essere a Chiavenna prima delle 6:00 per poter sfruttare al massimo la luce del giorno.
“De per tì, te ve no! Te vegni adré cunt la macchina” – “da solo non ci vai, ti seguo io in auto”. Così ha sentenziato Andreoni Senior dopo aver realizzato quanti chilometri e quanta salita avrei dovuto affrontare da solo, pur conoscendo la mia testardaggine, questa proprio non l’avrebbe fatta passare. Come Garibaldi dinnanzi Vittorio Emanuele II, anch’io sono stato costretto a chinare la testa e rispondere “Obbedisco!”. In verità è da qualche tempo che vorrei passare una giornata padre/figlio soli su strade di montagna, questa è l’occasione giusta per realizzarla…
Seguire un ciclista con l’auto è impegnativo quasi quanto pedalare. Per evitare di trasformare una gita in un incubo, decido di affrontare in bici le sole salite, tutti i trasferimenti, e le discese, saranno in auto, questo per ottimizzare al massimo il tempo, ma anche per trascorrere più tempo con il “Capitano”.
Analizzando le performance di Chief e calcolando i tempi di passaggio con l’auto, si potrebbe prendere in considerazione l’idea di aggiungere il Bernina, sempre se ci sarà ancora benzina nelle gambe… Iniziamo a partire, poi si vedrà. Con l’uscita di sabato a Piano Rancio sono sufficientemente convinto che almeno lo SplüghenPass si possa affrontare con un certo “stile”. Discorso diverso sull’Albula, qui sono quasi certo che riemergerà l’inconfondibile passo dell’orso, figuriamoci sul Bernina poi…
7:30 siamo a Chiavenna, il meteo per ora è dalla nostra, dopo un caffè e una fettina di strudel alle 8:00 in punto può cominciare la nostra avventura, io attaccando le prime rampe dello Spluga, il Capitano poco dopo in auto sostando di tanto in tanto per scattare foto ed ammirare il panorama.
Fin dall’inizio impongo una cadenza di pedalata che garantisca un passo costante per tutti i 30 chilometri della salita, vorrei arrivare al GPM senza fermarmi, con un cardio vicino ai 150 bpm sono abbastanza certo di evitare, almeno per questa prima salita, momenti di crisi vera.
Il traffico è pressoché assente, l’unica auto che risale il Passo è la Polo bianca di mio Padre. Sbirciando nell’abitacolo quando mi supera, e lanciandogli un’occhiata quando è intento a fotografarmi, ho l’impressione che si stia divertendo molto più lui di me che sono in bicicletta… ovviamente…
Raggiungo Campodolcino con estrema facilità, qui un breve tratto di falsopiano prima di arrivare allo spettacolo del cavatappi dello Spluga. Sarò sincero, l’emozione non è la stessa dell’anno scorso, forse perché la prima non si scorda mai, o forse perché ritrovandomi solo, sono più concentrato sul ritmo che sulle bellezze che mi circondano, non saprei…
Affidabile come un Angelo Custode, appena fuori l’ultima galleria, ritrovo sul ciglio l’ammiraglia in attesa del mio passaggio.
Tutto bene?
Tutto ok, aspettami al bivio per Madesimo, da lì mancheranno ancora 11 km al GPM.
Ok, vado.
Pur salendo in altitudine, la temperatura non scende mai troppo per richiedere l’uso della mantellina, anzi, aver messo la Torm merino è stato il compromesso migliore come protezione e traspirazione, potrei anche abbronzarmi se il tempo tiene…
Senza alcun tentennamento raggiugo la grande parete della diga dello Spluga, qui un lungo tratto in pianura e poi l’ultimo strappo per raggiungere i 2113 metri del passo. Il passaggio da Monte Spluga mi ricorda un set di un film Western, fila di case ai lati dell’unica via di transito, una chiesa, qualche bar (saloon) e subito là davanti la fine di quello che a detta di alcuni è l’abitato italiano più lontano dal mare… il comune più lontano è Madesimo, ma questa frazione è ancora più a nord. Siamo a 1910 msm, l’aria è frizzante, e l’altitudine, se pur minima, non da alcun fastidio, uno sprint di un paio di chilometri ed il GPM sarà mio!
Con un pubblico di marmotte ai lati degli ultimi tornanti, conquisto il passo staccando pure un gran tempo! Soddisfatto e felice, raggiungo Leonzio che da qualche minuto attende paziente il mio arrivo per immortalare con la Sony questa prima scalata over 2000.
Giusto un paio di minuti per qualche scatto, mi cambio subito con indumenti asciutti per evirare un colpo d’aria, siamo sempre in alta montagna e rimanere bagnati in manica corta non è certo intelligente.
Mio padre è carico, io sono carico, possiamo dunque infilare la bici in macchina e continuare la nostra avventura in terra crociata.
Splüghen, riemergono ricordi di intere giornate passate sugli sci a combattere con delle “àncore” troppo basse per mio padre, troppo alte per il fondoschiena di un bambino. Si andava a sciare in Svizzera perché costava di meno, una volta… Qui un buon caffè è sacrosanto! Caffè lungo per me, macchiato per Leo. Dimenticavo, il Svizzera se vuoi un caffè come lo intendiamo noi devi chiedere un Espresso, altrimenti di arriva un beverone di mezzo litro…
Salutiamo Splüghen puntando Thusis, direzione Nord-ovest. La strada è fantastica, oltre a costeggiare laghi di color rubino ed attraversare gole così strette che le vette sopra le nostre teste sembrano toccarsi, incontriamo di tanto in tanto dei ciclisti, molti carichi di borse e saccopelo, quasi nessuno pedala su full-carbon in tenuta Rapha extralight, hanno sempre il sorriso sulle labbra, ed il loro sguardo è sempre rivolto al cielo per godere ogni singolo istante del loro viaggio… ho un pizzico d’invidia nei loro confronti, uno stato mentale che vorrei raggiungere per definirmi finalmente un ciclista maturo.
A Thusis deviamo a destra per raggiungere Tiefencastel, bivio e punto di partenza ufficiale per AlbulaPass e JulierPass. Il nostro programma prevede di ricominciare a pedalare da Bergün, 17 km più avanti, dove l’AlbulaPass inizia ad aver senso, da qui mancheranno 14 km con quasi 1000 metri di dislivello per raggiungere il valico.
Dopo una birra ghiacciata ed un tradizionale caffè-beverone all’Hotel Weisses Kreuz, tiriamo giù la bici e ci prepariamo per il secondo over 2000 di giornata, l’AlbulaPass con i suoi 2.315 metri sul livello del mare.
La partenza è su un pavé che attraversa l’intero centro abitato, ma poi, dopo nemmeno un chilometro, la strada si impenna su pendenze vicino il 9% mollando solo per brevi tratti. Causa il lungo trasferimento, causa la mia poca preparazione, questa seconda salita si fa sentire, non tanto nelle gambe, ma nel fiato, che tende da subito ad oltrepassare il limite che mi sono imposto come regime ideale per raggiugere il GPM senza troppo penare. Adeguo immediatamente il passo e tengo sotto controllo il battito cardiaco, la velocità sarà di conseguenza, poco importa.
Più di una volta si condivide la salita con i binari della linea ferroviaria, gallerie, tornanti infiniti che poggiano su enormi ponti che aiutano il trenino rosso a guadagnare metri verso il Passo, uno spettacolo di ingegneria e genialità che non danneggia affatto il paesaggio, ma lo esalta evidenziandone la sua bellezza. A Preda la retica mi saluta lasciandomi solo sulla via verso i 2300 del Passo. Qui inizia anche il tratto più spettacolare dell’Albula, risalendo la parete del Cresta Mora, pini ed abeti lasciano spazio alla roccia nuda, a volte colorata da arbusti e licheni dai colori più disparati, trasformando questi ultimi metri in un paesaggio lunare, in alcuni tratti ricorda vagamente il Gavia. La temperatura è scesa parecchio, dietro di me sta arrivando una perturbazione che non promette nulla di buono, si sentono tuoni in lontananza, e visto che siamo in montagna, è il caso di farsi trovare al riparo prima che apra il rubinetto e scarichi acqua gelida sopra le nostre teste.
Stile, andato, cardio, fuori controllo, raggiungo i 2.315 metri nel miglior modo possibile. Ad attendermi il Capitano che, soddisfatto quanto me, mi ritrae nella più classica delle foto con il cartello AlbulaPass al mio fianco. Mi guardo attorno… gran bel posto… bella salita… bella compagnia… ma per oggi basta così, carichiamo la bici in auto e mangiamo finalmente qualcosa di caldo.
Una volta sfamati e riscaldati a fianco di una magnifica stübe nel Rifugio sul Passo, risaliamo in auto per guadagnare il paese di La Punt-Chamues, dove si deciderà se deviare per Pontresina e scalare il Bernina, oppure tirare dritto per il Maloja e scendere su Chiavenna.
Giunti in Engadina la scelta non è affatto complicata, piove già da qualche chilometro, nel fondo valle ci infiliamo in una vera e propria bomba d’acqua, quindi niente Bernina e via diretti verso casa, 45 chilometri di “salita in purezza” con 2700 metri di dislivello sono più che sufficienti per questo mercoledì di metà giugno. Prima di lasciare la Svizzera però, ci fermiamo in Farmacia per comprare un prodotto miracoloso a base di erbe usato da mio padre per combattere il raffreddore, in Italia non si trova e visto che siamo qui, perché non approfittarne?
Il tempo peggiora sempre più, la grandine potrebbe arrivare da un momento all’altro… speriamo di evitarla per non danneggiare l’auto. Raggiunto Maloja iniziamo la discesa, passati la Dogana, oltre ad essere entrati di nuovo in Italia, anche il brutto tempo sembra essersi fermato al di la della frontiera, qualche goccia ancora, ma nulla di drammatico. A Chiavenna sosta per un caffè degno del suo nome!
Sulla strada verso casa si chiacchiera del più e del meno, io sono abbastanza stanco, mio padre sembra carico come al mattino, questa giornata in alta montagna gli ha fatto proprio bene.
18:30 arriviamo a Cusano, 400 e più chilometri su strade uniche che solo la Montagna può regalare.
Anello Spluga-Albula-Maloja in bici da solo, un’impresa.
Anello Spluga-Albula-Maloja con Leonzio sull’ammiraglia, una figata!