Ancora una volta mi concedo un giorno di ferie per pedalare alla luce del Sole.
Ero indeciso sul percorso, oggi si svolgeva anche la Coppa Agostoni, l’ipotesi di percorrere le stesse strade e poi fermarmi per vederli passare poteva essere un’idea, ma la voglia di scalare finalmente Piani dei Resinelli ha preso il sopravvento. L’ultima volta che sono stato in zona, circa un mese fa’ in compagnia di Riccardo e Gabriele, Resinelli era in programma dopo il Morterone, ma una volta ridisceso a Ballabio preferii deviare su Lecco e prendere la strada per casa, evitando ulteriore sofferenza alla schiena che quel giorno non mi dava tregua. Oggi invece, mettendola come prima salita dopo Ballabio, non vedo scuse per non farla. Per arricchire il giro, ho pensato di inserire poi il Passo Agueglio, Esino, discesa su Varenna, l’antipatico lungolago verso Lecco, Galbiate e rientro dalla Bevera. Una simpatica alternativa potrebbe essere il traghetto per Bellagio, rientrando così dalla litorale per Como, qui la possibilità di salire sul treno se ci fossi arrivato cotto! Diciamo che il treno era già stato messo in preventivo per oggi….
Decido di partire alle 6:30 come già accadde per il Morterone, visti i tempi di quell’uscita, dovrei raggiungere le porte di Lecco per le 8:15/8:20. Ho poi calcolato di essere in cima ai Resinelli per le 10:30, alle 13:30 ad Esino, 14:40 a Lecco ed infine alle 16:30 a casa, con circa 190 km percorsi e più di 2300 mds … ambizioso per le mie condizioni …
Fin da subito mantengo un ritmo più blando rispetto ad un mese fa, oggi sono solo e senza appuntamenti da rispettare. Infatti, consapevole, raggiungo prima Barzanò, poi Galbiate con qualche minuto di ritardo, arrivando a Lecco ben oltre le 8:15. Senza sostare, mi dirigo immediatamente verso la salita per Ballabio. Oggi si pedala su CAAD con due piccole modifiche rispetto al battesimo sulla Colma, copertoncino posteriore più confortevole da 25mm, e sella SMP Dynamic con un’imbottitura maggiore rispetto alla Evolution che montava prima, tutto per compensare la rigidezza del telaio e per allontanare il più possibile la sofferenza alla schiena.
Attraverso Lecco ed imbocco la statale per la Valsassina. Superate le ultime casa della periferia della città, la strada comincia subito ad arrampicarsi sul versante ai piedi della Grigna. Come già sottolineato la volta scorsa, il traffico è drasticamente diminuito da quanto è operativa la variante in galleria, tutto a vantaggio di noi ciclisti e del poco traffico locale. Il passo non è dei migliori, ma oggi l’obbiettivo è solo fare strada, non guardo ne il tempo ne i compagni davanti, devo solo pedalare più a lungo possibile per macinare chilometri, e perché no, salita.
Ultimi due rettilinei e raggiungo il bivio per Morterone. Il tempo non è dei migliori, nuvole basse coprono le cime delle vette, in valle l’umidità mi obbliga a rimanere coperto con manicotti ed antivento. Passo per il centro di Ballabio fermandomi al bar per il primo caffè di giornata.
Veloce check, bici – ok, schiena – ok, gambe – ok, testa …. Distratta… molto distratta…
Mi siedo per qualche minuto guardandomi intorno. Ragazza che serve al Bar, parco clienti mediamente sopra i 60 anni, tre carlini (pug) in attesa del padrone, mamma che accompagna il figlio all’asilo…. Null’altro… alzo lo sguardo verso la Grigna ed è ancora coperta da grosse nubi, non minacciano acqua, ma non ti mettono certo allegria…
Vabbé, salgo in sella e comincio la salita.
Breve rettilineo, prime curve, ma poi al secondo tornate mi fermo.
Mi guardo intorno, verso valle, verso il monte, ma la voglia di ripartire non viene… non ci sono scuse, non ho voglia. Resinelli proprio non riesco a farla… al di là che oggi potevo anche essere sul ponte della Ghisolfa che la reazione sarebbe stata identica…
Per prima cosa giro la bici, che nel mio dizionario significa – non si va oltre.
Valuto il da farsi… mi sembra stupido buttare un giorno di ferie senza dare un senso all’uscita, quindi tornare giù su Lecco significherebbe fallimento totale. Mi viene in mente che la Valsassina è un lungo falsopiano che discende lentamente verso nord, facile da percorrere per chi come me è salito da Lecco, più arcigno e faticoso per chi, RandoLario ad esempio, deve pedalare nel senso inverso, salendo da Bellano.
Facciamo così, mi prefisso due traguardi per decidere cosa fare. Il primo sarà il bivio per Perlasco, sperando che nel frattempo la crisi sia rientrata e riemerga la voglia di bici. Secondo traguardo, Bellano, potrei regalarmi poi una micro-crociera su Bellagio per recuperare Como, oppure, opportunità remota, risalire il Ghisallo… deciderò strada facendo…
Col cuore in pace indosso la mantellina antivento e recupero l’incrocio con la strada di fondovalle.
Pedalo senza fretta, mi guardo in giro, apprezzo il panorama, ma la testa è altrove, forse delusa dal dietrofront sul Resinelli, o forse scioccata dal fatto puro e semplice, quest’anno va così, non posso chiedermi più di tanto, è forse arrivato il momento di guardarsi allo specchio ed accettare la nuova condizione, pensare meno in grande. Ridimensionare le ambizioni potrebbe essere la giusta leva per tornare, a tempo debito, ai livelli auspicati. Qualche mese fa, durante la convalescenza per il nervo femorale, mi ero convinto che se fossi tornato in forma prima dell’inizio del nuovo anno sarebbe stato un successo… oggi, a metà settembre, con ancora davanti tre mesi, non dovrei avere fretta, il rischio, come è successo oggi, di cadere nella tentazione di abbandonare tutto e dedicarsi ad altro è molto forte.
Torniamo al giro, qualche chilometro prima del bivio per il Passo Agueglio, mi raggiunge e supera un altro ciclista. Ha un bel passo, ma non mi passa nemmeno per la testa di aggregarmi per fare strada in compagnia. Arrivo al Bivio, faccio una foto e proseguo, per me oggi il giro è finito a Ballabio, la sola priorità ora è arrivare a casa il prima possibile.
A fine valle, dopo il bivio con Taceno, attraverso la stretta gola che mi accompagna sino ad intravedere il Lago, ultimi chilometri in discesa verso Bellano dove mi concedo il secondo caffè.
L’opzione traghetto su Bellagio e rientro da Como è scartata d’ufficio, Ghisallo neanche dipinto… mi viene in mente il treno, se ho fortuna trovo qualcosa che passa a breve senza aspettare troppo, e poi, solo sulla linea giusta, salendo a Bellano arrivo a Monza senza far cambi. Un’occhiata agli orari e trovo un regionale che tra qualche minuto si fermerà a Bellano, salgo al volo in bici e raggiungo la stazione, non faccio in tempo a fare il biglietto, pazienza, chiederò di farlo in carrozza, non credo di prendere una multa. Il treno arriva, carico la bici sul vagone di testa e prendo posto lì vicino.
Giro praticamente concluso, 90 km scarsi con 1100 mds.
Poco meno di un’ora arrivo a Monza, scendo, attraverso la Stazione e recupero la ciclabile che costeggia il Villoresi, ultimo tratto sulle mie strade, mi viene addirittura voglia di fare uno sprint a chiodo prima di entrare in paese, giusto per il gusto di tirare… non male!
12:30 sono a casa.
Giornata strana, è evidente, dormiamoci sopra, poi si vedrà…
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